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SME-Instrument, dalla valutazione importanti spunti per l’anno in corso e per il triennio 2018-2020

di Renato Soru Team | 12 giugno 2017

Lo SME Instrument è arrivato al suo terzo anno di programmazione con ottimi risultati. Ha contribuito al finanziamento di 2.457 piccole e medie imprese innovative Europee per un budget allocato di 880 milioni di euro fino ad oggi. L’obiettivo della Commissione è di arrivare al 2020 avendo investito almeno 3 miliardi di euro in 7.500 imprese, numeri che incentivano le imprese a partecipare. Con oltre 31.000 domande di finanziamento presentate lo SME Instrument continua ad essere uno dei programmi più attrattivi per le piccole e medie imprese con progetti di business ambiziosi ed innovativi. Per l’anno 2017 rimangono ancora 3 call aperte per gli aspiranti.


Il profilo dell’impresa vincitrice è quello della piccola realtà, giovane ed innovativa. I dati di monitoraggio mostrano, infatti, come la metà dei progetti finanziati siano di piccole o piccolissime imprese, con meno di 10 dipendenti, con meno di sei anni di vita  e che hanno partecipato in maniera individuale. Nel frattempo, il programma continua ad attrarre in misura crescente le start-up di impresa. Tali risultati sono un invito a riflettere seriamente su questa opportunità sia a livello individuale, ma anche e soprattutto a livello di sistema, da parte di Enti locali, Università, Incubatori e altre organizzazione che possono promuovere la partecipazione delle imprese del territorio. Nel cercare di cogliere questa opportunità occorre, tuttavia, tener conto di alcune caratteristiche chiave dello strumento, che sono di seguito presentate.


In primis lo SME Instrument è un programma dai molti punti di forza e con poche debolezze. Gli elementi che rendono questo strumento particolarmente attrattivo riguardano soprattutto gli aspetti funzionali ed organizzativi che lo rendono “pietra miliare” nei programmi di finanziamento alle piccole e medie imprese innovative.




  • La pianificazione delle call con 8 appuntamenti predeterminati durante ciascun anno di programmazione è un elemento che offre trasparenza, certezza e aiuta le imprese a progettare con un orizzonte temporale di medio raggio.

  • L’opportunità di graduare l’investimento, tra una prima fase dedicata all’analisi fattibilità con un finanziamento di € 50 mila, una seconda di scale-up con un finanziamento fino a € 2,5 milioni e l’opportunità di accedere ad una terza fase di coaching, è un elemento fondamentale proprio per facilitare l’emersione dei migliori progetti, anche se provenienti da piccole e piccolissime realtà.

  • La velocità delle procedure di presentazione e di valutazione sono ulteriori elementi che hanno e continueranno a garantire appetibilità allo strumento.

  • La varietà dei topics previsti favorisce la partecipazione di piccole imprese provenienti da tutti i settori industriali.


Di contro, due elementi rendono la gara per l’accesso al finanziamento estremamente competitiva.




  • La limitata disponibilità delle risorse in rapporto all’elevato numero di domande presentate che mantiene i tassi di successo a livelli molto contenuti intorno al 5%.

  • La valutazione fortemente orientata all’aspetto della soluzione di business, con una estrema importanza data dai valutatori all’impatto atteso, all’unicità dell’idea e alla capacità del team di progetto di realizzarla. Ciò innalza il livello delle competenze progettuali necessarie.


Altro fattore importante è che lo SME Instrument non è un punto di arrivo, ma bensì un trampolino di lancio. I risultati di tre anni di attuazione ci dicono che l’accesso a finanziamento ha generato un grande interesse anche dei capitali privati intorno alle imprese vincitrici. È stato calcolato, per esempio, che lo SME Instrument ha ridotto da 32 a 9 mesi il tempo medio di accesso ad un successivo finanziamento da parte di un impresa vincitrice e che le società vincitrici hanno avuto effettivamente accesso ad ulteriori round di finanziamento. Ad un anno dall’avvio del progetto di scale-up, in media, le società vincitrici hanno visto crescere del 250% il proprio fatturato e del 122% il personale impiegato.


Le imprese italiane si posizionano con difficoltà all’interno del programma. Da un lato le imprese italiane sono risultate mediamente più attive delle proprie competitors europee nella fase di partecipazione, ma dall’altro hanno avuto risultati peggiori a testimonianza di un gap esistente in termini culturali e di approccio. Le piccole e medie imprese provenienti da Spagna ed Italia contano un terzo del totale delle imprese richiedenti e di quelle finanziate. Tuttavia, i paesi che figurano tra i più efficaci in termini di progetti finanziati sul totale di quelli presentati sono altri. In questo ranking di efficacia guidano Austria, Danimarca ed Irlanda con il13% di successi e la Svezia con il 12%. Molto distaccata invece è l’Italia che con il 6% risulta anche lontana dai livelli della Spagna 10%. Ad avviso di chi scrive, tale differenza ha poco a che vedere con la capacità innovativa del tessuto imprenditoriale italiano, comunque in grado di produrre eccellenze al pari degli altri paesi Europei. La causa principale di tale disparità è da ricercarsi nella capacità dei sistemi istituzionali di assistere adeguatamente i potenziali partecipanti e nel colmare un ritardo culturale nell’adeguamento degli imprenditori nostrani alle tecniche innovative di progettazione.


Nonostante l’alta competitività e i bassi tassi di successo vale comunque la pena provarci, a patto  che si abbia un progetto innovativo con un suo valore di mercato. Infatti le ricadute positive sono del tutto evidenti. Mentre le imprese finanziate attraggono mediamente più investimenti privati, anche i progetti non finanziati che comunque riescono a superare la soglia di finanziabilità sono guardati con molto interesse. La suddetta soglia rappresenta il minimo punteggio utile per concorrere al finanziamento effettivo della proposta ed è fissata ad un livello molto elevato. Così, indipendentemente dal finanziamento, i progetti che hanno superato la soglia di ammissibilità ricevono un attestato di eccellenza, spendibile sia sul mercato privato che su quello pubblico dei finanziamenti europei strutturali e di investimento (ESIF).


La distribuzione di 4 call per ciascun anno e per ciascuna fase unitamente ai brevi tempi di risposta – in media 35 giorni per la fase I e 42 per la fase II – permette di fare più tentativi attivando processi di apprendimento. Statisticamente più del 30% delle imprese presenta il progetto almeno una seconda volta con significativi miglioramenti e il raddoppio delle chance di successo.


In ultimo, la partecipazione al programma innesca un learning process che favorisce anche la partecipazione di fondi privati. Vi sono stati casi in cui lo sforzo compiuto per partecipare alla fase 2 abbia generato un know-how imprenditoriale ed una pianificazione progettuale in grado di attrarre capitali privati nonostante i progetti non abbiano vinto la competizione.


Tuttavia è opportuno mantenere alcune accortezze quanto si pensa ad una possibile partecipazione. Di seguito alcuni consigli pratici.


È buona idea passare dalla fase I. Ciò non perché il passaggio sia apprezzato in sede di valutazione, ma perché nella fase 2 occorre avere tutti gli elementi per costruire il miglior business plan possibile. Il passaggio dalla fase 1 consente alle imprese di pianificare al meglio il lancio sul mercato, migliorando nell’analisi di fattibilità il proprio progetto di business. A volte, poi, un’analisi di fattibilità ben fatta è in grado di attrarre l’interesse di investitori privati e venture capital, indipendentemente dalla partecipazione alla fase 2.


Spostare il focus dal progetto al mercato.  Uno degli errori più comuni che si commettono nel caso dello SME Instrument è di concentrarsi sugli aspetti tecnici del progetto tralasciando quelli economici e di mercato. Potremmo parlare in questo caso di effetto innamoramento dell’imprenditore verso il proprio progetto. Lo SME Instrument è stato pensato, invece, per far emergere i migliori business model e business plan – in maniera simile a quelle che sarebbe necessario per convincere un investitore privato. Ne consegue che il cambio di approccio da una visione “progetto-centrica” ad una “mercato-centrica” è fondamentale per incrementare le proprie chances di successo.


Non cercare partnership fine a se stesse. Non pensare di impressionare i valutatori attraverso la costruzioni di consorzi e partnership che non siano strettamente necessarie. I dati mostrano come la maggior parte dei progetti vincitori sono attribuibili ad imprese che si sono presentate individualmente. Ciò non significa che la partnership non può essere un elemento rafforzativo della proposta, ma che lo è esclusivamente nella misura in cui i partners hanno un ruolo chiave nella massimizzazione  dell’impatto progettuale.


Mettere l’adeguata enfasi sull’impatto del progetto. In sede di valutazione l’impatto del progetto ha un peso 1.5 volte superiore agli altri criteri. Quindi tra i progetti che avranno superato la soglia di finanziabilità, le differenze di punteggio attribuite sull’impatto faranno la differenza anche rispetto al finanziamento effettivo. 


In ultimo considerare sempre le 6 lezioni apprese dalla prima valutazione della Commissione Europea https://ec.europa.eu/easme/en/news/sme-instrument-6-lessons-learnt-first-evaluation-are-also-tips-applicants.


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